Omelia Giornata Mondiale dei Poveri 2022
Domenica 13 novembre 2022
Chiesa Santa Maria Goretti – Frosinone
concludiamo questa sesta giornata mondiale dei poveri dopo esserci incontrati per ascoltare le voci di chi ci ha testimoniato quanto di buono e di bello si possa esperimentare se si condivide la propria vita con gli altri. La felicità infatti viene dal dare, come ci ricorda Gesù stesso. E credo di non sbagliarmi pensando che ognuno di noi ha gustato la felicità quando ha condiviso la sua vita con gli altri. Il Signore Gesù per primo ha voluto condividere la sua vita divina con noi per arricchire la nostra umanità. “Gesù Cristo si è fatto povero per voi", come ricorda il messaggio che papa Francesco ci ha affidato per questa giornata.
Nella Bibbia è sorprendente come il Signore prenda la difesa costante dei poveri, che rimangono i suoi figli privilegiati. E i profeti si ergono a loro difesa contro i soprusi, la violenza, l’ingiustizia nei loro confronti. Proclama Isaia: “Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (1,17). Si impara a fare il bene prendendosi cura del povero, soccorrendo l’oppresso, l’orfano e la vedova. E il libro del Siracide, molto tempo dopo scrive: “Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà… Non rispingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dal bisognoso… Sii un padre per gli orfani, come un marito per la loro madre, sarai un figlio dell’Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre” (4,1-10). Le guerre numerose provocavano orfani e vedove, come del resto anche oggi. I tempi cambiano, ma la violenza rimane e fa tanto male. Il senso profondo dell’amore per i poveri emerge nella costatazione che esso ci rende parte di un popolo con loro e ci rende figli dell’Altissimo. Infatti, cari amici, il popolo di Dio, il nostro popolo, le nostre comunità, devono essere davvero padri e madri di chi soffre e viene a volte escluso.
Per questo abbiamo bisogno anche oggi di padri e madri, che si prendano cura di chi si è smarito, di chi non si sente amato, di chiunque abbia bisogno di ascolto, aiuto e solidarietà. Il Vangelo che abbiamo ascoltato parla di una distruzione, quella di Gerusalemme e del Tempio, mettendo in guardia dal non lasciarsi ingannare nei tempi difficili da coloro che presentano soluzioni facili. Le difficoltà toccheranno anche i suoi discepoli. Per questo è necessario vigilare e sapere sempre che il Signore ci protegge, protegge la nostra fragilità, sostiene la nostra fatica, soprattutto si prende cura di chi ha bisogno, perché Egli è un padre per noi e ci rende sorelle e fratelli nella dispersione e nella solitudine della vita. La Chiesa è comunità di donne e uomini che cominciano a fidarsi di Dio e, affidandosi a lui, sanno costruire un popolo dove si possa vivere insieme, dove ognuno possa sentirsi a casa, dove con mitezza e perseveranza si ritessono quei legami che spesso si sono perduti o sprecati. La pandemia ci ha allontanati e ci ha resi più impauriti, pessimisti e rassegnati, divisi e a volte anche violenti. Siamo qui per aiutarci a volerci bene nella nostra differenza. Ci sentiamo fratelli e sorelle. Ognuno sappia che qui ha qualcuno su cui contare, ma che tutti devono prendersi cura degli altri. Non siamo un popolo dove affermare noi stessi, ma dove possiamo tenderci la mano l’un l’altro. Anche chi soffre e chi vive nella difficoltà può essere di aiuto agli altri, fosse anche solo ascoltando, con la gentilezza e l’amicizia. In questo tutti possiamo contribuire a un mondo pacifico, nel quale ci si possa considerare fratelli e sorelle, parte dell’unica grande famiglia umana. “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”, dice Gesù a quei discepoli forse impauriti dalle sue parole che annunciano guerre e persecuzioni. Oggi lo ripete a noi. Niente di noi andrà perduto, ma dobbiamo avere fiducia in lui, ascoltarlo, seguirlo con umiltà, impegnarci a costruire un mondo fraterno, libero dalla prepotenza e della violenza. A volte anche noi siamo prepotenti e superbi, volendo affermare noi stessi e così rendiamo peggiore il mondo. Dice il profeta Malachia che “tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia” nel giorno del Signore. La prepotenza non do frutto che dura nel tempo, come la paglia, non ha mai cambiato nulla e non ha mai reso il mondo migliore. Allora affidiamoci al Signore con umiltà e tra di noi impariamo a trattarci con gentilezza, perché la nostra vita si arricchisca dell’amore che viene da Dio e dagli altri.
+ Ambrogio Vescovo
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