Omelia Santi Patroni Ormisda e Silverio (2024)
Giovedì 20 giugno 2024
Cattedrale
Sorelle e fratelli, ringraziamo il Signore perché nella festa dei santi ci permette di ricomprendere il senso e la bellezza della vita cristiana. Oggi, in particolare ci fa ritrovare la gioia di essere popolo, comunione di amore, corpo di Cristo, uniti pur nella diversità di ognuno. Possiamo vivere questo senso di unità proprio celebrando la festa dei santi patroni della nostra città, Ormisda e Silverio, vescovi di Roma e quindi pontefici della Chiesa universale, allora ancora unita, grazie alla tenacia di Ormisda, che lavorò con saggezza per risanare uno scisma che aveva diviso la Chiesa di Roma da quella dell’Oriente bizantino. Ma anche Silverio, ricordato come martire, si inserisce nella schiera dei testimoni che non hanno rinunciato a rimanere uniti al Signore anche in mezzo alle persecuzioni e alle difficoltà. “Il sangue dei martiri è seme dei cristiani”, scriveva Tertulliano. E potremmo aggiungere che il dono della loro vita ci mantiene uniti al Signore e tra noi.
Sorelle e fratelli, in un mondo che sembra teso più a dividerci e a farci credere che sarebbe meglio anzitutto pensare a se stessi e al proprio interesse sia personale che collettivo, la festa dei nostri patroni ci vorrebbe indicare una via diversa, semplicemente quella del vangelo di Gesù: la scelta dell’amore per gli altri, della cura per la loro vita, a partire da chi ha bisogno e soffre, da chi è marginale ed escluso, attraverso cui possiamo contribuire alla realizzazione di noi stessi e del mondo in cui ci troviamo a vivere. Da questa scelta dipende anche la nostra felicità. Questo ci appare paradossale, diciamo pure un po’ contro corrente. Infatti, costatiamo con tristezza e preoccupazione come il mondo si sia abituato alla prepotenza e alla violenza. Non si tratta solo delle guerre, da cui sarebbe bene prendere le distanze e cercare vie di dialogo e di intesa. La violenza di gesti a parole vive anche nelle nostre città, quando l’arroganza impedisce una convivenza pacifica e solidale. Inoltre, la solitudine e la tristezza rendono la vita a volte priva di senso fino a renderla inutile. Questo ci chiede di tornare ad essere amici degli altri, di ascoltarci, di non lasciare nessuno da solo, giovane e vecchio che sia. E se guardiamo lontano in questa giornata mondiale dei profughi, non possiamo assistere senza dolore alla morte di altri 70 migranti nel mediterraneo, tra cui 26 bambini, senza chiederci come italiani ed europei se non dovremmo fare di più per questa parte di umanità ferita da guerre, povertà e disastri ambientali.
Nel lettura del profeta Ezechiele, che scrive a gente esiliata, privata della sua terra e della sua città, si parla di Dio che come un pastore raduna il suo gregge e se ne prende cura, a partire dalla persona smarrita, ferita, malata, ma si occupa anche di quella forte. E poi nel Vangelo Gesù chiede a Pietro se gli vuol bene. Alla risposta dell’apostolo, Gesù gli indica il modo in cui voler bene a lui: “pasci le mie pecore”, cioè prendersi cura degli altri. Qui sta il segreto non solo della vita cristiana, ma del vivere insieme senza escludere nessuno. Ma bisogna farsi aiutare dal Signore, come egli chiede a Pietro.
Mi domando: possiamo vivere così? Non dovremmo aiutarci prendendoci cura gli uni degli altri? Forse molti direbbero che già lo fanno. Altri invece che non hanno tempo neppure per se stessi. Mi chiedo anche: come prenderci cura insieme di questa città, delle sue sofferenze e delle sue bellezze? Ci impegniamo a contrastare tutto ciò che fa male, come la droga, l’alcol, distribuite così facilmente pur di fare affari, per poi stupirsi delle risse e della volgarità con cui ci si tratta? Il bene, cari amici, non dipende solo dagli altri, ma da ognuno di noi, dalla nostra responsabilità e dal nostro impegno. Sono convinto che ciascuno di noi è stato felice quando si è preso cura di qualcuno gratuitamente. Non abbiamo trovato sollievo e gioia quando abbiamo scelto di visitare un anziano solo o malato, di fermarci vicino al bisogno di qualcuno senza giudicarlo o disprezzarlo? Non hai esperimentato che era bello impegnarsi con i piccoli e i giovani ascoltandoli e accompagnandoli, indicando loro come vivere insieme in pace, senza bullismo e vane illusioni che oggi sono a portata di mano a causa di noi adulti, per cui tutto diventa lecito e permesso? Siamo grati a tutti quelli che si impegnano in molti modi anche in questa città per alleviare il dolore degli altri e prendersi cura del loro bisogno.
Oggi vorrei che i nostri patroni, se questa festa ha un senso, ci aiutassero a sentirci tutti responsabili di contribuire a costruire una città pacifica, dove si possa vivere insieme, senza prepotenza ed egoismi. Prego con voi tutti i Santi Silverio e Ormisda perché ci aiutino, ci diano speranza, forza di amore in questo tempo difficile, pieno di sofferenza e di fatica. Affidiamo alla loro intercessione i giovani, gli anziani, le famiglie in difficoltà, i fragili, chi ha perso il lavoro, gli stranieri, i poveri, perché tutti possano prendersi cura gli uni degli altri con affetto e gentilezza. Il Signore per la loro intercessione protegga questa città i suoi cittadini dal male e li renda amici, fratelli e sorelle nella diversità di ciascuno.
+ Ambrogio Vescovo
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Si consultino anche le news dedicate:
- Frosinone: Anno Ormisdano e festa dei Santi Patroni 2024
- Udienza Generale 12 giugno 2024
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Qui l'elenco completo degli interventi e delle omelie del Vescovo Ambrogio:
https://www.diocesifrosinone.it/documenti/vescovo-spreafico/