Vescovo Ferentino 02 05 2024
Mercoledì 1° maggio 2024
Concattedrale di Ferentino



Sorelle e fratelli, condividiamo la gioia di essere qui radunati dal Signore per fare memoria del martire Ambrogio, che ogni anno ci ricorda chi siamo, ci ricorda la bellezza di essere discepoli di Gesù, di ascoltare il Vangelo, la buona notizia che ci rende popolo, comunità, sorelle e fratelli. Gesù vede in noi e nel mondo la fatica ad essere insieme, a fare comunità, come già lo vedeva in quegli uomini che lo seguivano, gli apostoli. Per questo, poco prima di essere arrestato e di iniziare la via dolorosa verso la croce, prega perché quei discepoli siano custoditi e siano una cosa sola, come Lui con il Padre. Quanto amore per noi c’è in quella preghiera di Gesù. Lui sa che facciamo fatica a essere amici, a vivere insieme, conosce le nostre divisioni, i facili litigi, la prepotenza e la violenza del mondo in cui siamo, le guerre che rendono la vita difficile, che provocano distruzione e morte.

Sa anche che la divisione viene dal maligno, dal diavolo, lo spirito della divisione. Per questo prega il Padre perché ci custodisca dal Maligno, perché lo spirito di divisione non entri in noi, nella nostra vita personale, famigliare, di comunità, e finisca per rendere difficile l’essere insieme, amici, sorelle e fratelli. Per questo ci affida alla Parola di Dio, che è verità, quella Parola che ascoltiamo nella Santa Messa e che leggiamo nelle nostre riunioni. Essa ci aiuta, ci libera dall’ascoltare sempre e solo noi stessi, ci offre parole, pensieri, sentimenti, che ci mettono in comunione di amore con il Signore, e così danno forza, anima, alla nostra vita. Abbiamo bisogno di questa parola che ci premette di portare nella nostra vita quell’amore e quella pace che il Signore ci affida. Da soli non ne saremmo capaci.  

Il nostro martire non ha ceduto alla lusinga e alla tentazione di chi voleva distoglierlo da quel Signore in cui credeva, da quel Vangelo che aveva ascoltato e che aveva nutrito il suo animo. In fondo poteva anche cedere. Avrebbe salvato la vita. E invece sapeva che c’era qualcosa di più importante di salvare se stesso. Così mise la sua vita nelle mani di Dio e noi oggi lo riconosciamo come martire, come un esempio di uomo di Dio, uomo del Vangelo, uomo che, pur essendo soldato, capì che c’era qualcosa di più vero, di più forte, persino delle armi che lui portava. Era la forza del Signore, l’unica capace di salvare, di farci parte di una vita che non finisce, mentre la forza delle armi solo distrugge e uccide. Oggi Sant’Ambrogio ci chiede, come Gesù, di mettere da parte le armi, non solo quelle che rendono il mondo violento con la guerra, ma le armi forse meno visibili, ma così comuni, che ognuno di noi usa quando si arrabbia, quando parla o pensa male, quando giudica, quando vuole esibirsi (e quanti modi ci sono per esibirsi, per farsi vedere dagli altri!), quando disprezza o esclude qualcuno (e oggi basta un clic per far passare uno da amico e nemico!), quando crede di avere ragione solo lui e non riesce a dialogare, ad accogliere l’altro con gentilezza e rispetto. Insomma, cari amici, le armi che circolano nei cuori e sulla lingua sono molte! Mettiamole da parte, se vogliamo onorare il nostro martire non solo per qualche giorno, ma nella vita di ogni giorno.

È possibile? Forse molti pensano che non lo sia. Eppure, oggi siamo qui e quindi significa che in qualche modo lo vorremmo, lo desidereremmo, anche se ci appare difficile. Il Signore lo sa, perché ci guarda nel cuore e nei pensieri. Allora ci aiuta a guardare oltre quello che noi vediamo, a immaginare un mondo che non viviamo ancora. E’ quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura dal libro dell’Apocalisse: “Io Giovanni, vidi, ed ecco: una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. Un grande popolo, universale, senza esclusione: ecco il sogno di Dio, il sogno di un’umanità riconciliata e in pace. Tra loro ci sono alcuni vestiti di bianco. Sono coloro che hanno sofferto e dato la vita, “coloro che vengono dalla grande tribolazione”. Sono i martiri, conosciuti, come il nostro martire, e sconosciuti. Sono coloro che hanno creduto fino alla fine alla forza del Vangelo, dell’amore di Dio che salva da ogni tribolazione. Il Signore li custodirà. “Essi non avranno più fame né avranno più sete… L’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.
Sì, sorelle fratelli, ecco il nostro Dio. Ecco l’Agnello di Dio, Gesù. Lui ci guida come un pastore, ci unisce, ci rende amici, come qui insieme, ci fa bere alle fonti delle acque della cita, la sua Parola. Egli asciuga anche le lacrime del nostro dolore, della nostra fatica, assieme alle lacrime dei tanti che soffrono nel mondo, di cui dobbiamo sempre ricordarci e per cui sempre pregare. Grazie Signore, per averci dato un così grande testimone del tuo amore. Ti preghiamo, continua a guidarci, ad aiutarci, perché insieme possiamo essere segno di quel popolo numeroso di donne e uomini che si vogliono bene e che testimoniano il tuo amore e la pace che tu ci doni ogni volta che ti ascoltiamo. Te lo chiediamo per intercessione del martire Ambrogio. Amen


+ Ambrogio Vescovo



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Si può consultare a questo link la news dedicata a
Sant'Ambrogio 2024
https://www.diocesifrosinone.it/notizie/ultime/sant-ambrogio-2024.html