Omelia San Giovanni Battista Ceccano (2023)
Venerdì 23 giugno 2023
Collegiata san Giovanni Battista - Ceccano

Cari fratelli e sorelle,
nei tempi difficili Dio non manca mai di far sorgere uomini e donne a cui affida la missione di rispondere alle domande di quel tempo. Così avvenne con Geremia, che parlava a un popolo minacciato dalla guerra in cui i rapporti si erano deteriorati, in cui l’alleanza con Dio e il suo amore premuroso e fedele erano messi in discussione così come le pratiche religiose.
Anche il nostro tempo è difficile. Tanti soffrono nel mondo. Pensiamo all’Ucraina ma anche a tanti Paesi in cui la violenza e la povertà, la mancanza del necessario per vivere, generano morte, distruzione, migrazioni. Anche nelle nostre città c’è gente che soffre, di cui siamo chiamati a prenderci cura.
Geremia era un giovane. Lo dice lui stesso quando il Signore si rivolge a lui. Il signore lo conosce da sempre come conosce ciascuno di noi. Conosce la nostra fatica e i nostri limiti, come le nostre attese e speranze. Per questo oggi parla come fece con Geremia. Vuole affidarci la missione di parlare con la sua parola, di essere profeti in un tempo in cui mancano visioni e profeti, perché spesso siamo schiacciati sul presente, su quello che vediamo oggi con poca capacità di immaginare il futuro. Per questo si accetta come normale che ci siano guerre con scarso impegno per cercare vie di incontro e dialogo, unica possibilità per costruire la pace. Il Signore ha tanta fiducia in noi, conta su di noi come contava su quel giovane e come contò anche su Giovanni Battista, il precursore, nonostante lo scetticismo del padre Zaccaria. Lo scetticismo e il pessimismo e uno sterile realismo sono modi gentili e abituali per non impegnarsi più di tanto. Che posso fare io? Quante volte lo diciamo davanti ai problemi e alle sfide di questo tempo. Oppure: che c’entro io? Ho già da pensare a me stesso. Forse dobbiamo imparare almeno a non avere sempre noi l’ultima parola. Lasciamo che invece ce l’abbia il Signore e ascoltiamola, perché la Parola di Dio renda possibile l’impossibile.
Così avvenne a Geremia quando Dio disse: “Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca”. Sì, il Signore ci tocca le labbra e la bocca perché noi impariamo a riempire la bocca non solo di ciò che già sappiamo dire da soli, ma di quanto apprendiamo della sua Parola, sorgente di saggezza e di umanità. Non dobbiamo sempre pretendere di capire subito il senso, ma, se la ascoltiamo, essa ci aiuterà a realizzare cose che non saremmo capaci da soli. Così avviene anche a Zaccaria, quando l’Angelo del Signore gli annunciò la nascita di Giovanni Battista.
Cari amici, siamo qui perché crediamo che questa parola possa aiutarci a rispondere alle sfide e alle sofferenze di questo tempo. Ho visto nella vostra città tanti segni e tanto desiderio di bene. Lavoriamo insieme, in unità pur nelle nostre differenze, perché possiamo rispondere allo smarrimento, alla paura, alla solitudine, con questa missione che il Signore ci affida.
Ognuno di noi ha la sua vita, spesso piena di impegni e di doveri, che è giusto adempiere. Non chiudiamoci però alla sorpresa della parola di Dio. Essa infatti non vuole imporci impegni o oneri da adempire, ma vorrebbe aprire il cuore e liberarlo da quel torpore che a volte ci fa chiudere e rassegnare davanti a un mondo complesso e difficile. Giovanni Battista non si affidò al potere né alla ricchezza, ma fece sua la Parola di Dio nel deserto di amore del suo tempo. Era solo una voce, come ricorda l’inizio del vangelo di Marco, ma quella voce suscitò il desiderio di cambiare a cominciare da se stessi. Così molti andarono da lui per ascoltarlo e per dare inizio a un tempo nuovo. Così avvenga anche a noi tutti, perché, ascoltando la voce di Dio, possiamo essere profeti di un vero cambiamento dei cuori e della storia.
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Qui l'elenco completo degli interventi e delle omelie del Vescovo Ambrogio:
https://www.diocesifrosinone.it/documenti/vescovo-spreafico/