Omelia S Pietro CelestinoGiovedì 18 maggio 2023
Sant’Antonio abate - Ferentino


Cari fratelli e sorelle,
celebriamo la festa di un santo che accolse una missione inaspettata in un momento difficile della Chiesa. Come voi sapete, da eremita fu eletto papa il 5 luglio 1294 dopo ben 27 mesi di conclave, segnati da lotte di potere dentro e fuori la Chiesa. Il suo pontificato durò pochi mesi e dopo le sue dimissioni fu rinchiuso nel castello di Fumone, dove morì. Cari fratelli, nei tempi difficili lo Spirito di Dio non lascia mancare alla Chiesa uomini e donne che si assumano la missione di continuare a essere profeti della presenza amorevole di Dio nella storia, per aiutare a capire il presente e indicare il futuro tra le angustie e i dolori della terra. Mai il Signore priva la Chiesa e il mondo di qualcuno che sappia essere segno e luce della sua presenza. La Bibbia e la storia della Chiesa sono costellate di uomini e donne, a cui il Signore ha affidato una missione per il loro tempo. Si potrebbero ricordare Abramo, Mosè, Samuele, Davide, Geremia, Rut la moabita, Ester, la Vergine Maria, gli apostoli, le donne al seguito di Gesù. Quanti in ogni generazione e in ogni tempo, ascoltando la voce di Dio, hanno contribuito con passione a comunicare la gioia del Vangelo, che cambia la vita e il mondo.


Oggi, cari fratelli e sorelle, viviamo a volte nella bolla del pessimismo e del lamento, poco propensi a metterci in ascolto del Signore che vorrebbe divenissimo missionari del suo amore e della pace davanti a tanti egoismi, alla violenza, all’indifferenza e alla paura che ci paralizza nel nostro io, piccolo mondo di rivalse e di concorrenti che faticano a prendersi cura gli uni degli altri. Celestino V, uomo di preghiera, accettò l’onere di rispondere alla richiesta di guidare la Chiesa in un tempo irto di problemi, nel quale sembravano prevalere i giochi di potere invece della forza del Vangelo. Per questo capì nell’umiltà della sua storia che non sarebbe stato in grado di contrastare poteri così forti se non con la forza della preghiera, a cui volle ritornare. Lo mostra proprio quella “Perdonanza” che volle istituire in concomitanza con la sua consacrazione nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila tra la sera del 28 agosto fino al 29. Egli sottolineò così che il primo gesto che ognuno deve compiere davanti al male non è combattere gli altri, bensì porsi davanti a Dio con umiltà e, riconoscendo i suoi peccati, ricevere il perdono e la grazia di Dio. Fu un gesto straordinario in un tempo di conflitti fuori e dentro la Chiesa, che poi da Bonifacio VIII nel 1300 divenne la celebrazione del Giubileo.

“Mi ami, mi vuoi bene?”, disse Gesù a Pietro dopo la Pasqua. Se sì, come disse Pietro, allora “pasci le mie pecore”. Il Signore non dice “la tue”, ma le “mie” pecore. Cari fratelli, in un mondo in cui ci si abitua a dire fin da piccoli “è mio”, “dammelo”; in una Chiesa in cui a volte sembra di vivere in compartimenti stagni, chiusi in se stessi, difesi da possibili estranei o intrusi, si deve sempre ricordare che il popolo in cui siamo per grazia di Dio non è di nessuno di noi, non è nostro possesso, bensì è del Signore, nostro pastore. Solo con lui siamo popolo, comunità con le porte aperte. Questa voleva essere la “Perdonanza” di Celestino V, che noi abbiamo la gioia di celebrare i questi giorni: una Chiesa che accoglie perché Dio perdona e accoglie tutti. Per questo ogni idea di possesso e di dominio, fosse quello delle famiglie romane dei Cardinali di quel tempo o dei sovrani che influivano sulla Chiesa, fino a ogni nostro piccolo potere o possesso, non appartiene allo spirito del Vangelo e non risponde alla missione che il Signore ci ha affidato nella differenza delle responsabilità di ognuno. L’unico modo per vivere in questo spirito, per assumerci la cura degli altri secondo il posto di ciascuno, è lasciarsi guidare ogni giorno dalla luce della parola di Dio con umiltà e fiducia. Siamo fragili e spesso incerti, soprattutto davanti a un mondo complesso che mette spesso paura. Proprio per questo lasciamoci rivestire dal Signore e prendiamoci cura gli uni degli altri, per diffondere il profumo dell’amore di Dio, il seme del perdono e della pace, di cui il mondo ha urgente bisogno.


+ Ambrogio Vescovo 



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Si consulti anche la news dedicataFerentino: gli eventi per la «Perdonanza Celestiniana» (maggio 2023)
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