Omelia San Cataldo (2024)
Supino
Sorelle e fratelli,
celebrare la festa dei santi ricorda a noi tutti di essere davanti a uomini e donne, che hanno ascoltato il Signore e la sua Parola, e di conseguenza hanno fatto delle scelte che riguardavano la loro umanità e la loro vita. Non siamo mai di fronte a persona che sono nate sante. Noi a volte ci poniamo davanti a loro esaltandoli o semplicemente ammirandoli, ma poco chiedendoci che cosa possono dire a noi in questo tempo. Quando gridiamo “evviva san Cataldo”, proviamo a pensare anche che quel grido dovrebbe suscitare un pensiero, una riflessione, non solo entusiasmo, che finisce il girono dopo la festa, quando ciascuno torna alle sue abitudini quotidiane come se niente fosse successo.
San Cataldo era un vescovo, un pastore, come si dice giustamente. Il suo compito, come quello dei vescovi e con loro dei sacerdoti, è quello di prendersi cura degli altri, a partire dai piccoli, dai poveri, dai sofferenti, come abbiamo ascoltato nella lettura del profeta Ezechiele. Certo, noi abbiamo il dovere di essere esempio, di essere guida, riferimento. Ma, ascoltando Gesù, che ci parla spesso del comandamento dell’amore reciproco (amatevi come io ho amato voi), sappiamo bene che tutti coloro che ascoltano la sua Parola sono chiamati a vivere come pastori, cioè a vivere con e per gli altri, a donare amore, a prendersi cura degli altri. Infatti, cari amici, se non si fa questa scelta, è facile cadere nel tranello dei mercenari, di cui il mondo è pieno, cioè di chi persegue il suo interesse, vive per accrescere il suo guadagno, il suo prestigio o il suo potere. Ai mercenari non importa degli altri, o meglio, gli importa nella misura in cui fanno il loro interesse.
Questo avviene spesso, non solo laddove ci sono mercenari pagati per fare la guerra (e sono tantissimi), ma anche quelli meno visibili, quelli che sono addestrati per ingannarti, per farti credere che ad esempio con la droga, l’alcol, o il gioco d’azzardo, troverai finalmente quello che cerchi, sarai finalmente felice, realizzerai te stesso. Sono tanti anche costoro e si nascondono ovunque! Essi ti comprano, anche se tu non lo sai. Fai attenzione! Non lasciarti ingannare, ti dice Gesù. Impara a vivere con gli altri prendendoti cura di loro, aiutando chi ha bisogno, chi cerca qualcuno che lo ascolti, oppure una visita, un’amicizia, come tanti anziani soli o malati.
Gesù ci conosce, sa che spesso pensiamo troppo a noi stessi, abbiamo paura di dare qualcosa di nostro agli altri, diciamo di non avere tempo, siamo sempre di fretta. Per questo non ci ascoltiamo! Sa anche però che abbiamo bisogno di diventare pastori, di imparare a prenderci cura gli uni degli altri, fermandoci, ascoltandoci, anche pregando e ascoltando la sua parola, il Vangelo, che ci aiuta ad essere donne e uomini veri, umani, capaci di vivere con gli altri in modo pacifico, senza violenza, senza prepotenza, con gentilezza e rispetto. Ci sono troppa prepotenza e violenza anche nei nostri paesi. Non c’è bisogno di esibirsi né di trattarci male né di vincere sugli altri per vivere. In un mondo in guerra, aiutiamoci a vivere in pace, costruiamo luoghi in cui si possa vivere insieme, aiutandoci, ascoltandoci. Non basta passare il tempo a chattare con i nostri simili, che, appena ti fanno qualcosa che non ti piace, vengono eliminati. Il Signore ci raduna, come fa il pastore con le pecore, perché siamo insieme, perché gioiamo di essere insieme come sorelle e fratelli, come amici suoi e tra noi. Così dovrebbero essere le nostre comunità cristiane. Così dovrebbe essere anche l’umanità, un luogo dove tutti possano vivere insieme senza eliminarsi, come donne e uomini che nella loro diversità sanno costruire un mondo fraterno. San Cataldo, nostro patrono, ci aiuti a vivere così, nella semplicità e nella quotidianità della nostra vita, perché questa bella festa abbia un senso al di là di questi giorni. E preghiamo sempre per la pace in Terra Santa e in Ucraina, e in ogni luogo dove risuona il rumore assordante e distruttivo delle armi. Amen
+ Ambrogio Vescovo
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